Impatto del massaggio nella sindrome di astinenza

a cura di Thierry Bonfanti

(Articolo pubblicato nel giornale Philinfo, tradotto dal francese da Elena David e pubblicato negli Annali dell’Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale di Trento nel 1994 – su concessione dell’autore)

Il presente articolo è il frutto di un’esperienza di massaggio realizzata all’ospedale Marmottan, con tossicomani in cura di disintossicazione, da me e Muriel Guillaume. Esso ha l’obbiettivo di rendere conto degli effetti che abbiamo potuto osservare nel corso della nostra pratica del massaggio sul pubblico in questione e di esaminare le condizioni nelle quali questa pratica si può estendere ad altre forme di ” svezzamento “. Queste persone, che chiameremo i nostri ” clienti “, sono ricoverate volontariamente e per un periodo di circa una settimana, al fine di superare la fase più difficile dei primi giorni di disintossicazione. Successivamente esse sono orientate verso delle istituzioni di post-cura dove prolungano e consolidano il loro svezzamento e dove esaminano la loro reintegrazione sociale e professionale. Muriel Guillaume ed io siamo tutti e due psicologi clinici e pratichiamo il massaggio da molti anni. Muriel Guillaume è una delle principali rappresentanti del ” Massaggio Sensitivo ” in Francia dove anima numerosi gruppi di formazione. Per quanto mi riguarda, animo dei gruppi di ” terapia psico-corporea ” e di “Massaggio Relazionale” in Francia e in Italia.

Senza entrare nei particolari di ciò che sono il “Massaggio Sensitivo” e il “Massaggio Relazionale”, diciamo semplicemente – ed è l’essenziale – che si tratta di approcci che non si rivolgono ad un corpo-oggetto, ma ad un corpo-soggetto. Essi privilegiano l’ascolto della persona massaggiata e di se stesso, la comunicazione, il dialogo e il benessere. Le preoccupazioni terapeutiche centrate direttamente o indirettamente su un organo o su una parte del corpo, che si ritrovano nel massaggio fisioterapeutico o negli approcci come lo shiatsu o la riflessologia, sono secondari nel “Massaggio Relazionale”.

    Veniamo dunque a quegli effetti che ho potuto osservare nella nostra pratica. Ne ho individuati undici.

   1) l’effetto fisico. L’astinenza provoca, specialmente nei casi di eroinomania, degli intensi dolori muscolari. È evidente che il massaggio permette un drenaggio dei metaboliti residui della droga ristagnante nei tessuti. Quindi, procura un sollievo che, però, non costituisce ancora precisamente un’esperienza di piacere nella misura in cui tale sollievo consiste semplicemente nella scomparsa di un dolore. È peraltro questo l’effetto che, più spesso, motiva i nostri clienti quando vengono a chiederci un massaggio. È, in effetti, socialmente ammesso rivolgersi ad un professionista della salute per chiedergli di lenire una sofferenza. Molto più complessa sarebbe una domanda centrata sul piacere, già di per sé condannato, a fortiori in un quadro terapeutico. La domanda di sollievo fisico, oltre ad essere giustificata, permette così l’accesso del paziente ad un altro tipo di esperienza che è, questa volta, una vera esperienza di piacere.

    2) l’effetto ansiolitico. Riscontro psicologico della sedazione fisica, si tratta, anche qui, di sopprimere un dolore provocato, questa volta, dall’angoscia. Il famoso sentimento di “mancanza” è una delle esperienze più penose del vissuto tossicomaniaco. L’angoscia, che l’uso della droga tende a calmare, riemerge qui con la violenza di un risveglio brutale. Questo è evidentemente l’aspetto più critico di tutto il processo di disintossicazione. Il massaggio che pratichiamo ha la virtù di produrre un profondo rilassamento e un benessere nello stesso tempo fisico e mentale. Questa esperienza ha un’azione notevole sul livello d’angoscia. I nostri clienti escono di solito totalmente placati dalle sedute di massaggio. L’effetto è tanto più marcato quando arrivano in uno stato di agitazione caratterizzata, cosa che avviene regolarmente, malgrado i trattamenti chemioterapici ai quali sono sottoposti.

    3) l’effetto ipnotico, che scaturisce dal precedente. Se gli attribuisco uno spazio specifico, è perché il sonno pone, durante il periodo di astinenza, un problema particolare. In effetti, le angosce di cui è fatta menzione nel paragrafo precedente, raggiungono un acme al calare della notte e praticamente durante tutta la fase notturna. È questo che spiega questa regola insolita che impedisce ai clienti di dormire durante il giorno, in modo da evitare al massimo l’insonnia che favorisce l’apparizione dei fenomeni d’angoscia. Il massaggio induce un’ansiolisi che si prolunga a volte per più ore e produce, a detta dei nostri clienti, un’azione benefica sul sonno che i sonniferi stessi non bastano a procurare.

    4) l’effetto derivativo. Durante il periodo di astinenza, la droga prende un carattere ossessionante. Il tossicodipendente fa molta fatica a non pensarci e questa ossessione attanagliante rende ancora più difficile il periodo dell’astinenza. La chemioterapia, se scioglie relativamente le sensazioni d’angoscia in uno stato più o meno letargico, è impotente rispetto a questi fenomeni ossessivi. All’ospedale Marmottan, vengono proposte numerose attività per aiutare i tossicodipendenti in cura di disintossicazione a sganciarsi dal pensiero ossessivo, vale a dire, di fatto, a pensare ad altre cose. Tra queste, si può citare la possibilità di utilizzare degli strumenti musicali, una palestra, un tavolo da ping pong e, certamente, l’inevitabile, ma questa volta realmente utile, sala televisione. Queste risorse hanno sicuramente il loro interesse, ma mi sono spesso sentito dire dai clienti che il massaggio era stato, per loro, l’unico momento in cui avessero potuto realmente sganciarsi. Il rilassamento profondo indotto dal massaggio permette effettivamente di mollare la presa. Non c’è sforzo da fare, nemmeno concentrarsi su di sé per rilassarsi. Basta lasciarsi fare. Questo abbandono procura una sensazione di benessere che favorisce l’emergere di rappresentazioni e stati affettivi più positivi venienti a sostituirsi alla rappresentazione della droga.

    5) l’effetto critico. Si tratta di un’effetto del tutto puntuale che potrebbe essere ricondotto ad altri effetti. Se gli ho riservato uno spazio a parte, è perché presenta un interesse specifico in relazione a dei momenti chiave. La sindrome di astinenza costituisce in sé una fase critica. Nel corso di questa fase critica, esistono dei momenti essi stessi particolarmente critici durante i quali il tossicodipendente è molto tentato di abbandonare un percorso molto impegnativo per lui. In questo momento, il massaggio interviene come un’alternativa ai tranquillanti, ottima e ancora più sicura. Numerosi clienti mi hanno ringraziato per l’aiuto che ho apportato loro in un momento cruciale in cui, sul punto di lasciare prematuramente l’ospedale, il massaggio aveva avuto su di loro un impatto sufficientemente forte da permettere loro di proseguire il lavoro di disintossicazione.

    6) l’effetto catartico. I nostri clienti arrivano da noi a volte in uno stato emozionale intenso che non si autorizzano sempre ad esprimere. L’accoglienza calorosa, la posizione sdraiata, il contatto corporeo sono altrettanti elementi che facilitano un certo ” mollare la presa ” e favoriscono l’espressione delle emozioni presenti. Non è il massaggio che provoca l’emozione. Esso permette invece alle emozioni di esprimersi, rinforzando in questo modo la sensazione di rilassamento successivo.

    7) l’effetto realizzante. L’uso della droga colloca colui che ne è dipendente in un rapporto di distacco più o meno totale con la realtà. È proprio la ricerca di questi stati, con i loro aspetti positivi di fantasticheria e di ” viaggio “, che motiva spesso l’assunzione della droga. C’è, nella droga, una fuga della realtà e, reciprocamente, nell’astinenza, una ripresa di contatto con la realtà. È importante che questa ripresa di contatto sia il più gradevole possibile. Certi clienti mi hanno detto : ” È nella testa che questo avviene “, evocando la loro dipendenza. Altri, dopo un’esperienza di massaggio, hanno parlato di una sensazione di ” ridiscendere nel corpo e nella realtà “. Questa ripresa di contatto con una realtà calda ed accogliente facilita una riconciliazione con il mondo esterno. Questo effetto realizzante costituisce uno dei versanti complementari e positivi dell’effetto derivativo.

    8) l’effetto narcisistico. Il corpo del tossicodipendente è generalmente molto deperito. Questo stato di deperimento non è senza effetto sull’immagine che il tossicomane ha di se stesso. È spesso un corpo di cui ha vergogna, un corpo che fa fatica a far vedere. Il fatto che questo corpo sia visto nudo, accettato e toccato con attenzione e calore, facilita una riconciliazione narcisistica.

    9) l’effetto rivalutativo. Molto vicino al precedente, si riferisce al fatto che la persona si sente degna di essere accettata. È spesso una vera rivalutazione del rapporto con gli altri che si opera qui. Un cliente disse un giorno : ” C’è dell’amore dentro “. Sì, è vero, c’è dell’amore dentro, e questo è intensamente desiderabile. Un massaggio che sarebbe puramente tecnico e insufficientemente ” relazionale ” perderebbe molta della sua ricchezza. L’implicazione personale del massaggiatore non è dunque da temere, al contrario. Rimando coloro che potrebbero essere scettici rispetto a questi discorsi, al mio articolo intitolato Le psychothérapeute aux frontières de l’implication (Lo psicoterapeuta ai confini dell’implicazione) pubblicato nel numero quattro di Philinfo. Mi ricordo di avere massaggiato una ragazza affetta dall’AIDS che, a differenza di molti altri, provò il bisogno di avvertirmi nel caso in cui ” ci fosse un rischio per [me] “. Quest’attenzione mi toccò, anche se ero convinto che non c’era alcun rischio. La rassicurai e vidi quanto il fatto ch’io l’avessi accettata e soprattutto ch’io manifestassi un’assenza totale di paura, di diffidenza o di rigetto nei suoi confronti, avesse prodotto su di lei un’effetto fortemente positivo. Lei non era più una “appestata” o semplicemente una “sidaica” (AIDS, in francese, si dice SIDA), per riprendere l’espressione denunciatrice di un certo uomo politico francese. Lei era ritornata una persona normale che si poteva toccare ed accogliere.

    10) l’effetto euforizzante. Il corpo del tossicodipendente è un corpo che soffre. Il massaggio costituisce per molti di loro un’esperienza nuova. Essa rappresenta una scoperta o una riscoperta di un corpo fonte di piacere. Si tratta, comunque, di un’esperienza positiva, di cui gli effetti euforizzanti e dinamizzanti sulla psiche sono incontestabili, oltre al fatto che essa costituisce “un’ esperienza istituente” nel senso che essa “istituisce” dei nuovi desideri. Molti sono i clienti che manifestarono il desiderio di rivivere quest’esperienza fuori dall’ospedale. Questi desideri non sono evidentemente sufficienti per permettere al tossicodipendente di liberarsi dalla sua dipendenza, ma costituiscono dei punti di aggancio molto utili per uscire dall’inferno nel quale è rinchiuso. Vedremo più avanti l’importanza che rivela la diversificazione di fonti di piacere come opposizione al meccanismo della droga.

    11) l’effetto erotizzante. È risaputo che uno degli effetti più caratteristici dell’uso dell’eroina è di diminuire considerabilmente il desiderio sessuale. Il massaggio permette il passaggio da un’esperienza corporea “a circolo chiuso”, se posso così definire l’esperienza solitaria che costituisce il “viaggio”, ad un’esperienza relazionale. Un massaggio centrato sul benessere comporta sempre un minimo di sensualità. L’implicazione del massaggiatore in questa sfera facilita un ritorno alla sessualità tramite la sensualità e la relazionalità. Questa implicazione è, tuttavia, sottoposta a delle condizioni e a dei limiti sviluppati nell’articolo citato sopra.

    La tossicomania può essere considerata nella sua accezione più corrente e più ristretta così come è definita nel dizionario francese Robert : “Condizione di intossicazione generata dall’assunzione ripetuta di sostanze tossiche che provocano uno stato di dipendenza psichica e fisica rispetto ai suoi effetti”. Essa non è, di fatto, che una variante, e non necessariamente la più micidiale, di un meccanismo psicologico attraverso il quale il piacere può arrivare ad essere nocivo e perfino distruttore, voglio parlare del meccanismo della droga così come è stato definito da Michel Lobrot. Per droga, non bisogna intendere semplicemente le sostanze stupefacenti quali l’oppio, la marijuana, l’eroina o l’L.S.D. Tutt’altra sostanza quale l’alcool, il tabacco o, perfino, l’alimentazione in generale come è il caso nella bulimia, può assumere il ruolo di droga nel momento in cui essa crea una condizione di dipendenza. Più ampiamente ancora, delle attività possono assumere questo ruolo, quali la sessualità o ancora la “telemania” ch’io sarei tentato di chiamare “telefagia”. Queste sostanze o queste attività compensano, di fatto, delle angosce col piacere che esse procurano a delle personalità, la cui debolezza non permette loro di trovare altri meccanismi di difesa più soddisfacenti. L’effetto nocivo di queste droghe viene soprattutto dal fatto che esse costituiscono generalmente l’unica fonte di piacere a disposizione dell’interessato. Da lì la dipendenza a queste sostanze o a queste attività, di cui il ruolo compensatore è, di fatto, di un’importanza vitale per la persona.
Se accettiamo, dunque, questo modello psicologico esplicativo dei comportamenti tossicomaniaci e se ammettiamo che esista, relativamente ad altre forme di droga, una sindrome di astinenza paragonabile, almeno sul piano psicologico, a quella che conosciamo del tossicodipendente, possiamo allora considerare l’estensione della pratica del massaggio e di tutti o di una parte dei suoi effetti precedentemente enumerati, al trattamento di sindromi equivalenti nei casi di svezzamento dall’alcool, dal tabacco o dall’alimentazione. Ecco un’ipotesi di lavoro che mi pareva interessante e che apre delle nuove prospettive nel campo dell’aiuto da apportare, tra altri, agli alcoolisti, ai tabagisti e ai bulimici.

««

Potrebbero interessarti anche...