Emergenza delle idee

A cura di Daniele Brambilla

Si è parlato di un secondo gruppo di tecniche che possono raffinare i percorsi che dal profondo conducono idee, immagini e connessioni alla coscienza e alla consapevolezza individuale; in questo gruppo di tecniche si potrebbero, innanzi tutto, includere quelle che mirano a sviluppare una maggior attenzione ai molteplici messaggi sensoriali che ci invia il nostro corpo, a sensibilizzare le modalità d’emergenza delle nostre emozioni e a vere e proprie iniziazioni metacognitive rispetto allo svolgersi dei nostri pensieri. Con queste tecniche si esercita l’attenzione ai processi che coinvolgono gli individui, i quali, praticandole, si suppone che possano elevare la loro capacità di cogliere nuovi stimoli o nuove connessioni per la soluzione di ricerche e problemi. Amadori e Piepoli, a proposito di queste tecniche, si limitano a sottolineare come attraverso di esse si possa ritrovare quell'”autenticità” e “nudità psichica”, in cui si tolgono “tutti gli abiti e le maschere che normalmente utilizziamo: pensieri, sentimenti, immagini e sensazioni fisiche, e quant’altro costituisce il contenuto della nostra interiorità”[1], dove per “interiorità” si intende probabilmente quanto di stereotipato e abitudinario questa porta in sé[2]. Analogamente gli autori in esame propongono altre tecniche sulle quali l’attenzione viene focalizzata alle sensazioni fisiche, i pensieri, ecc.[3]
Il gioco dell’attenzione, sviluppato attraverso la sensibilizzazione a ciò che siamo e proviamo, nelle diverse forme, può essere rafforzato anche attraverso la meditazione.
Jaoui a proposito della meditazione mette in guardia da forme di “introversione limitante” e dal pericolo di “una forma di ebbrezza generatrice di illusioni di liberazione e di espansione”[4]; però la ritiene utile per sfuggire ai nostri condizionamenti, “per lasciare le cose avvenire anziché farle attivamente noi stessi”, per “favorire l’illuminazione” e “per ascoltare meglio le nostre voci interiori, percepire immagini, sentire i fremiti della nostra potenza trattenuta, sentire profumi di altri luoghi e gustare il sapore del successo facile”[5]. La tecnica di meditazione che propone Jaoui si caratterizza per una forma di “lasciar venire” attraverso la concentrazione, che può essere allenata cominciando da un vagabondare libero della mente di fronte a un’immagine, alla parete o al foglio bianco.
Bendin descrive la tecnica dello “za-zen”, che consiste in una forma di respirazione, attuata stando seduti nella posizione del loto durante con cui si cerca di creare una sorta di vuoto, uno spazio nel quale:
“Non si tratta di volere arrestare i pensieri, sarebbe ancora un pensiero, ma di lasciarli passare […] in questo modo le ombre passano e svaniscono; le immagini emergono dal subcosciente per scomparire… Allorché la mente si svuota, l’intelletto si calma, è tranquillo, in riposo, nulla può arrestare la corrente profonda, intuitiva, illimitata, che scaturisce dal fondo sottile di noi stessi”[6]
Molto suggestiva è la descrizione di Govinda circa la meditazione e la relazione che questa intrattiene con la creatività; gli individui possono attingere al “centro del mondo interiore, la fonte primordiale dentro di noi”, e: “La via nascosta che conduce a questa fonte è il pensiero della meditazione e dell’assorbimento, e il vaso nel quale l’acqua della vita viene riportata in superficie è l’arte. Il vaso può avere molte forme: parole, canti, forme e colori, segni e simboli, sogni e visioni, o creazioni materiali. Coloro i quali restano in questa fonte sono i saggi, coloro i quali tornano di nuovo nel mondo sono le menti creative”[7]
In conclusione, le tecniche e i pretesti che contribuiscono a sviluppare delle forme di attenzione, di ascolto e di accoglienza nei confronti della realtà individuale, dagli aspetti corporei agli aspetti nascosti negli strati più profondi della coscienza, permettono di aprire la strada all’emergenza delle idee e delle intuizioni che possono essere, oppure possono divenire, fulcro di elaborazioni creative.


[1]In Amadori A., Piepoli N., Come essere creativi, Sperling & Kupfer Editori, 1992, p. 34.
[2]Si veda la tecnica delle emozioni.
[3]Amadori A., Piepoli N., op. cit., pp. 34-36.
[4]Jaoui H., trad. it. La creatività per tutti: strumenti e metodi da impiegare nel quotidiano, Franco Angeli, Milano, 1993, p. 145.
[5]Ibidem, p. 146.
[6]Bendin M., Creatività. Come sbloccarla, stimolarla, svilupparla e viverla, Mondadori, Milano, 1990, p. 78-79.
[7]Govinda A., trad. it. Meditazione creativa e coscienza multidimensionale, Ubaldini, Roma, 1978, p. 150.

 

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