Una tecnica per ogni momento

A cura di Daniele Brambilla

Una maggior flessibilità dei metodi creativi deriva dall’idea che la creatività non consiste solo nell’atto creativo, ideativo-illuminativo in se stesso, ma in tutto ciò che circonda questo momento specifico. Così possiamo comprendere perché alcuni autori abbiano incluso nella processualità della ricerca creativa di gruppo anche una molteplicità di tecniche non direttamente orientate all’atto ideativo in senso stretto. Essi pur mantenendo uno schema che delinea un percorso e una processualità creativa generale (cosa che peraltro era, come abbiamo visto, già presente nel brainstorming) moltiplicano il ventaglio di tecniche che gli animatori possono scegliere nelle diverse fasi del processo.

Così ad esempio in Amadori e Piepoli[1] troviamo chiaramente distinte: tecniche di presentazione e decondizionamento, tecniche per la definizione del problema, tecniche per la generazione delle idee, dalle tecniche per la selezione e il miglioramento delle idee, e infine tecniche di commiato; vediamo di cosa si tratta:

A) Per tecniche di presentazione e decondizionamento questi autori intendono quei metodi orientati a far nascere dei legami affettivi e delle simpatie mentali e relazionali all’interno del gruppo, ciò per consentire di “scaldare i muscoli della mente” e “far scorrere quell’onda di empatia su cui germoglia il pensiero euristico”[2]; se le tecniche di presentazione sono orientate, appunto, alla presentazione reciproca tra i partecipanti, le tecniche di “affiatamento o decondizionamento […] mirano a stabilire un elevato spirito di gruppo”[3]; le prime sono di natura prevalentemente verbale, le seconde sono sia motorie che verbali. Gli autori sottolineano come la riuscita di queste tecniche sia fondamentale al fine dell’instaurarsi di un clima favorevole al lavoro gruppale[4].
Questo riscaldamento può diversificarsi o continuare e approfondirsi in chiave metaforica, oppure attraverso uno scambio di domande reciproche, il racconto vicendevole di ciò che si ama o di fatti ed episodi della propria vita, facendo ipotesi circa un’immaginaria condizione nella quale esprimere gli ultimi sette desideri, facendo dei giochini e risolvendo enigmi insieme per creare affiatamento, ecc. Nelle tecniche preliminari di decondizionamento si possono ad esempio includere esercizi mutuati dalla bioenergetica, o derivati dalla musicoterapia, ciò allo scopo di favorire l’instaurarsi di un clima rilassato e disteso.

B) Quando i requisiti di affiatamento e familiarità sono soddisfatti, per Amadori e Piepoli[5], è giunto il momento di passare alla fase di definizione del problema.Sono anche in questo caso molteplici le tecniche che possono venire impiegate, dalle più serie alle più divertenti, si tratta di ristrutturare il problema, di ridefinirlo da nuovi punti di vista o chiarirlo nelle sue parti e componenti; la ricerca gruppale anche in questo caso aiuta, permettendo la moltiplicazione e l’allargamento delle possibilità formulative.Tra le tecniche suggeriteci dagli autori in esame abbiamo: le tecniche del ‘il vero problema del cliente è..’, del ‘che cosa sarà?’, delle ‘disegno di gruppo’ che permettono la ristrutturazione, la scoperta di nuovi particolari, punti di vista e dati essenziali; la tecnica della ‘mappa mentale’ per introdurre e visualizzare il problema, le tecniche di catastrofe[6].

C) Si giunge quindi al centro di questo processo di ricerca con la fase di vera e propria generazione delle idee; nel quale per gli autori in esame è ancora valido uno dei principii del brainstorming secondo il quale maggiori sono le idee e le ipotesi di soluzione, maggiori sono le probabilità di ottenere una risposta valida ai quesiti precedentemente posti; le tecniche sono ancora molte e sfruttano diversi espedienti[7]: così ricorrono alla visualizzazione come all’immedesimazione, alla ristrutturazione sistematica e modificazione dei punti di vista, all’analogia, alle tecniche che sfruttano un sistema ad incroci forzato attraverso le matrici, fino all’utilizzo di carte creative che permettono attraverso l’accostamento di immagini, insolite rispetto al problema, di creare nuove associazioni[8].

D) Le tecniche di selezione e miglioramento delle idee[9] permettono quindi di concludere il ciclo ideativo della sessione di creatività, si giunge a dei risultati che andranno poi concretizzati nella realizzazione materiale. Si sceglie tra ciò che è rimasto più impresso, si pesca o si compra le idee che si preferiscono, se ne salvano alcune da un ipotetico naufragio, ecc.

E) La chiusura della sessione di creatività per Amadori e Piepoli[10] deve essere anche una chiusura relazionale piacevole, per questo motivo ritengono necessarie delle tecniche che permettano l’instaurarsi di un clima di complicità e affettività; quindi una chiusura psicologicamente positiva. La moltiplicazione e la flessibilità delle tecniche, all’interno di passaggi elaborativi contenuti a loro volta nel più ampio vaso della ricerca di tipo creativo, caratterizzano perciò alcune delle più recenti elaborazioni percorsuali.

Ogni passaggio scandisce un momento nel quale le tecniche si fanno puri espedienti per concludere, nel modo migliore, una funzione processuale, nel quale ciò che conta è ottenere un risultato nel più breve tempo possibile, e dove ogni riflessione sui processi e l’opportunità di modificarli risiede soprattutto nella responsabilità e nell’esperienza degli animatori e nella decisionalità delle direzioni aziendali. Si tratta dell’opportunità, per le aziende, di sfruttare la flessibilità contenuta nell’apparente disordine del bagaglio tecnico-creativo; permettendo loro di adattare le esigenze dei singoli individui all’interno di un programma facilmente controllabile, modificabile e quantificabile.


[1]Amadori A., Piepoli N., Come essere creativi, Sperling & Kupfer Editori, 1992
[2]Ibidem, p. 64.
[3]Ibidem.
[4] Si veda in Allegato un esempio di tecnica di presentazione.
[5]Ibidem, pp. 78-85.
[6] Si veda gli esempi in allegato.
[7]Ibidem, pp. 85-94.
[8] Si veda in allegato la tecnica delle carte creative.
[9]Ibidem, pp. 95-97.
[10]Ibidem, pp. 97-99.

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