Le Forme Associative

A cura di Daniele Brambilla

Per Mednick[1], proprio nella capacità associativa delle idee risiederebbe la caratteristica del pensiero creativo. Egli infatti definisce: “Il compito più importante nel processo creativo è mettere insieme, in modo utile, idee di solito lontane l’una dall’altra”[2], tanto più gli elementi utilizzati in tali combinazioni sono distanti tanto più è ritenuto creativo il processo di soluzione; quindi “il processo creativo sarà facilitato da ogni situazione che tende a portare al massimo la contiguità ideazionale di idee altrimenti slegate”[3].

I meccanismi che tendono a favorire delle situazioni associative assumono, sempre secondo Mednick, tre forme diverse:

1. La Serendipity[4] (serendipità):E’ una modalità nella quale le combinazioni avvengono in modo fortuito, è la presenza casuale in un ambiente di stimoli appropriati ad evocare nuove associazioni: “così due idee che non hanno legami possono essere messe insieme perché gli oggetti che evocano queste idee possono per caso trovarsi insieme nell’ambiente”[5].

2. L’associazione per Somiglianza: E’ quando due elementi evocano delle similarità nelle loro proprietà e negli ‘stimoli che generano'”[6] o funzioni.

3. La Mediazione: Degli elementi lontani tra loro sono avvicinati da uno o più elementi intermedi: “per esempio puoi mettere insieme le idee X e Z, che di solito non avrebbero nulla in comune, per mezzo dell’idea Y che è associata ad ognuna delle altre due”[7].

I fattori dai quali dipende la possibilità che un individuo produca più associazioni creative sono due:

A. “La quantità di informazioni di cui il soggetto dispone e l’abbondanza delle idee che sorgono nella sua mente”[8]; così, per l’individuo, diviene determinante disporre di un bagaglio di informazioni ampio, in quanto da questo dipende una maggiore possibilità di effettuare associazioni creative e interessanti.

B. “La facilità del soggetto a muoversi verso i livelli inferiori della gerarchia di elementi associati a un concetto”[9]; Mednick, infatti, sostiene che gli individui così come le parole “possono essere caratterizzati dall’avere i pensieri dominati da gerarchie associative ripide o piatte”, intendendo originali coloro che fanno associazioni in modo piatto, in quanto atipiche e non prevedibili: “Non vi è una sola risposta nel loro pensiero che la sua produzione possa essere accuratamente predetta”[10]; in conclusione, è a questi individui che sarà più facile pervenire ad una soluzione di tipo creativo.


[1]Si veda Mednick S. A., The associative basis of creativity, Psycological Review, 69, 1962, pp. 220-232; trad. it., in Pagnin A. Vergine S., op. cit., pp. 78-93.
[2]Ibidem, trad. it., p. 81.
[3]Ibidem.
[4]Pagnin A. Vergine S., op. cit., p. 82, alla nota 1 così si spiega: “Termine inventato nel 1745 dallo scrittore inglese Horace Walpole riferendosi ad un’antica leggenda dei principi di Serendip che scoprivano per caso molte cose interessanti. Lo psicologo Hebb nel 1949 suggerì di usarlo per indicare una combinazione casuale ma felice”.
[5]Mednick S. A., trad. it., in Pagnin A. Vergine S., op. cit., p. 82.
[6]Ibidem.
[7]Ibidem, p. 83.
[8]Antonietti A., op. cit., p. 34.
[9]Ibidem.
[10]Mednick S. A., trad. it., in Pagnin A. Vergine S., op. cit., p. 84-85.

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