Fasi del Processo Creativo

A cura di Daniele Brambilla

Alcuni studiosi della creatività hanno cercato di comprendere il processo creativo scomponendolo in distinte fasi.
Wallas[1] elabora una teoria delle fasi che sarà poi ripresa con pochi cambiamenti da molti altri; egli riteneva che il processo creativo potesse essere suddiviso in quattro momenti: preparazione, incubazione, illuminazione e verifica.
– La fase di preparazione si configura come un momento preliminare, durante il quale l’individuo raccoglie dati, pensa in modo libero, cerca e ascolta suggerimenti, vaga con la mente.
– Il secondo momento, “lo stadio dell’incubazione è deducibile dal fatto che tra il periodo della preparazione e quello dell’illuminazione trascorre un certo periodo di tempo, che può andare da pochi minuti a mesi o anni”[2]. Quindi dopo la preparazione il materiale raccolto non è semplicemente introiettato, ma procede in un periodo di elaborazione, delle cui modalità il creativo ha scarsa oppure nessuna consapevolezza: “l’inventore cova le sue idee in germe come la gallina cova le sue uova o come l’organismo cova i suoi microbi prima dello scoppio della febbre”[3].
– Lo scoppio della febbre fulminante e dirompente è il terzo momento, quello dell’illuminazione: dove poco prima vigeva la confusione e l’oscurità, ora le soluzioni e le idee appaiono e affluiscono con chiarezza, può essere “un’intuizione improvvisa, o una visione chiara, o una sensazione, qualcosa tra un’impressione e una soluzione, altre volte invece è il risultato di uno sforzo prolungato”[4].
– La verifica chiude questa sequenza; essa è necessaria affinché la soluzione possa superare la valutazione critica dell’innovatore, o anche di un pubblico.Sarebbe interessante capire meglio ciò che caratterizza queste fasi, ma sfortunatamente i testi reperibili rivelano tutti una certa superficialità nel descrivere tale processo.

Silvano Arieti cita altri autori che hanno diviso il processo creativo in più stadi, ad esempio, Joseph Rossman[5] che esamina “il processo creativo di 710 inventori mediante un questionario, ha ampliato i quattro stadi di Wallas a sette gradi”, questi sono:
1. Osservazione di un bisogno o di una difficoltà.
2. Analisi del bisogno.
3. Rassegna di tutte le informazioni disponibili.
4. Formulazione di tutte le soluzioni oggettive.
5. Analisi critica di tutte queste soluzioni per ciò che riguarda i loro vantaggi e svantaggi.
6. Nascita della nuova idea: l’invenzione.
7. Sperimentazione per saggiare la soluzione più promettente, e selezione e perfezionamento del prodotto finale attraverso alcuni o tutti i precedenti gradi.

Osborn[6] divise, come Rossman, il processo creativo in sette stadi, ma utilizzando una terminologia diversa:
1. Orientamento: mettere a fuoco il problema.
2. Preparazione: raccogliere i dati pertinenti.
3. Analisi: Suddividere il materiale pertinente.
4. Ideazione: Accumulare alternative sotto forma di idee.
5. Incubazione: “riposare”, per favorire l’illuminazione.
6. Sintesi: mettere assieme i pezzi.
7. Valutazione: giudicare le idee risultanti.

Autori più recenti ampliano i quattro stadi di Wallas, ovvero approfondiscono e suddividono questi stadi in altri autonomi momenti. In questo quadro rientra anche Hubert Jaoui[7], per il quale la creazione si configura come un processo a cinque tappe:
1. La nascita di un’intenzione, la quale “può essere focalizzata, fino al punto di incarnarsi in un progetto preciso o vago, indeterminato come un pizzicorio, un bisogno senza finalità annunciata.”
2. La preparazione, che si svolge attraverso due modalità. In modo attivo: come ricerca di documenti, consultazione di testi, compilazione di schede, preparazione di schizzi e bozzetti; in modo passivo: “il creatore stura i suoi filtri e si lascia penetrare da dati di ogni genere finché sente che l’impregnazione è totale, che non può assorbire più nulla”.
3. L’incubazione. In questa tappa l’inventore cova ed elabora le sue idee, essa può avere una durata variabile, spesso lunga; di questo momento è molto interessante l’aspetto di elaborazione inconscia, nella quale i meccanismi di assemblaggio operano ad insaputa dell’inventore.
4. L’illuminazione: “E’ la più commovente”, è il passaggio dall’oscurità all’improvvisa apparizione della soluzione “con una chiarezza impressionante che può abbagliarlo”. Jaoui distingue un’illuminazione di tipo endogeno da quella che viene provocata da un avvenimento esterno, “come la mela di Newton o la marmitta di Denis Papin”, in ogni caso l’illuminazione è favorita nelle “menti preparate”.
5. La verifica. Essa chiude il circolo, “la verità può essere ingannevole, le soluzioni apparentemente più geniali possono avere un vizio nascosto”; si rende così necessaria una valutazione “dapprima personalmente poi con l’aiuto di esperti”, un altro tipo di valutazione che è più caratteristica per le opere d’arte, è il confronto con il pubblico, o con un cliente o un utente se si tratta di una soluzione innovatrice d’altro tipo.

Di fatto, da questi ed altri schemi che illustrano il processo creativo scomposto in fasi, emerge una chiara metodologia operativa della creatività, un percorso nel quale l’analisi (corrispondente alle fasi della preparazione e della verifica) si intreccia alla sintesi (che avviene nel momento dell’incubazione e della illuminazione). Vi comunque da sottolineare che tali schemi, ricavati da indagini retrospettive di tipiche esperienze e situazioni creative, sarebbero poco utili se non fossero conditi da caratteristiche individuali, contenuti, strategie e motivazioni che fungono da motore nel gioco e nei momenti cruciali dell’elaborazione creativa. A questo proposito si rinnova l’interesse per il lavoro di J. P. Guilford[8] che permette di individuare buona parte delle caratteristiche peculiari o “abilità creative” possedute dagli individui.


[1]Wallas G., The Art of Thought. New York, Harcourt, Brace, 1926. In Arieti S., Creatività. La sintesi magica, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 1979, p. 15.
[2]Si veda Arieti, op. cit..
[3]Jaoui H., Creatività per tutti. Strumenti e metodi da impiegare nel quotidiano, Milano, Franco Angeli, 1993, p. 30.
[4]Arieti, op. cit, p. 11..
[5]Rossman J., The Psychology of the Inventor. Washington, Inventors Publishing, 1931. In Arieti S., op. cit., p. 16.
[6]Osborn A. F., Applied Immagination, New York, Scribner’s, 1953. In Arieti S., op. cit, pp. 16-17.
[7]Si veda Jaoui H., op. cit.
[8]Si veda Guilford G. P. (1950), La Creatività, in Beaudot A.(a cura di), La creatività, Loescher, Torino, 1977.

««- ^ -»»