Creare ambienti favorevoli alla Creatività

di Enrica Poltronieri

In base alle esperienze fatte nelle organizzazioni da molti anni, si è maturata la convinzione che per sviluppare un ambiente aziendale che faciliti la creatività delle persone occorrono alcune attenzioni irrinunciabili.

In primo luogo una forte volontà dell’azienda a valorizzare la creatività dei dipendenti e le loro proposte innovative.
Molto spesso si raccolgono testimonianze di persone che presentano proposte con entusiasmo rimaste senza risposta alcuna, di cassette delle idee inutili…
Occorre quindi promuovere e lanciare progetti per la creatività e l’innovazione che sensibilizzino le persone e che garantiscano che ogni idea formulata avrà risposta motivata (positiva o negativa che sia).

Perché questo tipo di progetto riesca con successo è anche importante che ci siano delle figure di riferimento formate appositamente all’interno dei settori aziendali dove l’innovazione è richiesta; dei “facilitatori” che, appositamente preparati, conducano sessioni di creatività con i colleghi.
E’ importante che i “facilitatori” siano legittimati dai responsabili e supportati ad acquisire autorevolezza presso i partecipanti agli incontri.
Per questo ruolo occorre una capacità di gestione di riunioni efficaci, la conoscenza di metodologie e tecniche creative e la capacità di far “affabilmente”, ma direttivamente, rispettare le “regole del gioco” della fase divergente delle riunioni creative.

Delle regole classiche, che dobbiamo a Osborn, la più rilevante per il modo di lavorare del gruppo è il divieto di critica. Vale la pena di sottolineare che sono proibiti sia i commenti verbali, sia quelli non verbali (smorfie, sguardi al cielo, ecc.). Non far rispettare, anche in modo umoristico, questa regola genera contrapposizioni nel gruppo, scarso ascolto delle idee altrui e “ping-pong” verbali non utili.

Il facilitatore dovrà occuparsi anche di far rispettare le altre “regole dl gioco” che stimolano il lavoro del gruppo creativo e quindi sollecitare la quantità delle idee, facendo in modo che il gruppo non si accontenti delle prime idee (spesso le idee più originali emergono dopo una fase in cui tutti i presenti sostengono di aver trovato “tutte” le idee possibili!). Condurrà alla ricerca di idee apparentemente “stravaganti” (anzi ne fornirà alcune di esempio, se il gruppo fosse in difficoltà) e inviterà tutti ad arricchire, completare le idee dei colleghi, in modo che il risultato sia percepito come un esito corale e non dei singoli.

Perché un gruppo creativo lavori serenamente è utile che ci sia un vincolo di confidenzialitàsu quanto emerge durante il lavoro: proposte estremamente efficaci ed aziendalmente utili sono nate spesso da idee grezze bizzarre ed esagerate, che poi “limate” e implementate hanno costituito soluzioni di successo. Ma se fossero state diffuse con la veste iniziale avrebbero potuto prestarsi all’ironia di molti.

Un ulteriore elemento che aiuta il diffondersi di una atteggiamento orientato alla creatività e all’innovazione è la pubblicizzazione dei casi di successo aziendali: sapere e capire dove ci ha portati la creatività espressa è gratificante e stimolante per nuove sfide.

Quando è possibile un altro “ingrediente” utile è la composizione eterogenea dei gruppicreativi: persone eterogenee per esperienza, età, competenze arricchiscono il risultato finale.

La pratica di sessioni creative ben organizzate radica in chi vi partecipa la comprensione delle “logiche” su cui si articola il lavoro, allena ad un ascolto attento delle proposte altrui, relativizza e riduce i comportamenti degli iper-scettici, bastian contrari e simili, e diffonde una conoscenza delle tecniche, che possono così essere spontaneamente utilizzate da singoli o in gruppo in molteplici occasioni e diventare strumenti abituali.

««

Potrebbero interessarti anche...