Fattori della Creatività

A cura di Daniele Brambilla

Per Guilford sono le “abilità creative” a permettere un comportamento creativo quindi: “Per lo psicologo, il problema si riferisce a tutte le qualità che contribuiscono alla produzione creatrice in maniera significativa”[1], lo sviluppo della creatività passa perciò attraverso il “rafforzamento delle funzioni che la creatività mette in gioco” e ad una migliore capacità di “sfruttamento delle risorse dell’individuo”[2]; Guilford ritiene anche che per insegnare a “pensare” creativamente ci si debba munire di “strumenti di precisione” che consentano l’elaborazione di precise tappe formative[3]. La metodologia di cui si serve per indagare la creatività e mettere a punto tali strumenti è l’analisi fattoriale: “il pensiero viene considerato come un’unità articolata, scomponibile in parti chiamate fattori le quali corrispondono a distinte abilità cognitive individuabili attraverso appropriate metodologie sperimentali e di analisi statistica”[4]. Guilford a tal fine elabora un modello della mente umana chiamato “struttura dell’intelletto”, nel quale gli aspetti generali dell’attività mentale dell’individuo sono classificati secondo le direttrici delle operazioni, dei contenuti e dei prodotti[5].

Le operazioni sono le attività intellettive compiute sui materiali grezzi dati dalle informazioni ricavate da ciò che l’organismo è in grado di discernere e discriminare. Guilford ipotizza cinque tipi di operazioni[6]:
– Cognizione: Scoperta immediata, presa di coscienza, riscoperta o riconoscimento di elementi particolari d’informazione; comprensione.
– Memoria: Provvista dell’informazione nella memoria, da non confondere con l’insieme di ciò che è già immagazzinato nella memoria.
– Produzione divergente: Generazione di informazione a partire dall’informazione ricevuta, in cui l’accento è messo sulla varietà e la quantità prodotte a partire dalla stessa fonte; ricerca di alternative logiche.
– Produzione convergente: Generazione dell’informazione a partire dall’informazione ricevuta, quando l’informazione necessaria è totalmente determinata dall’informazione ricevuta; ricerca degli imperativi logici.
– Valutazione: Confronto dell’informazione in rapporto a specificazioni date, in accordo con i criteri logici quali l’identità e la coerenza.

I contenuti, che “fanno riferimento alla natura delle informazioni ricevute ed elaborate dalla mente”[7], sono quattro:
– Figurale: Informazione sotto forma concreta, quale è percepita o ricordata sotto forma d’immagini. Il termine figurale implica almeno una organizzazione Figura-Fondo ed è una organizzazione percettiva. Vi si includono sia le sotto-classi uditive e cinestetiche che le sottoclassi visive.
– Simbolico: Informazione sotto forma di segni denotativi, che non hanno significato in sé e per se stessi, come le lettere, i numeri e le parole quando non si tiene conto delle cose che rappresentano.
– Semantico: Informazione sotto forma di significato a cui le parole si legano comunemente, più spesso nel pensiero o nella comunicazione verbale, ma che non si identifica con le parole. Immagini con un significato trasmettono anche informazione semantica.
– Comportamentale: Informazione, essenzialmente non verbale, implicata nelle interazioni umane, quando gli atteggiamenti, i bisogni, i desideri, l’umore, le intenzioni, le percezioni, i pensieri, ecc. degli altri e di noi stessi sono implicati.

I prodotti sono le forme che assumono le informazioni, elaborate secondo caratteristiche formali dall’organismo. Sono sei:
– Unità: Elementi d’informazione relativamente isolati o circoscritti che hanno il carattere di una cosa; vicino forse a Figura su uno sfondo della teoria della Gestalt.
– Classi: Concezioni che sottendono gli insiemi di item di informazioni raggruppati in virtù di loro proprietà comuni.
– Relazioni: Concezioni di rapporti tra item d’informazione fondati su variabili o punti di contatto che sono loro applicabili.
– Sistemi: Item d’informazione organizzati o strutturati; insiemi complessi formati da parti collegate o interagenti tra loro.
– Trasformazioni: Cambiamenti diversi (ridefinizioni, trasposizioni, revisioni, modificazioni) nella informazione esistente o nella sua funzione.
– Implicazioni: Estrapolazioni di informazione sotto forma di possibilità, di predizioni o di conseguenze conosciute o supposte.

Il programma di ricerca di Guilford prevede l’individuazione dei centoventi elementi derivati dalla combinazione ternaria dei distinti fattori di operazioni, contenuti e prodotti; tali elementi rappresentano le componenti del pensiero.
Ai fini dello studio del pensiero creativo una speciale importanza è assunta dalla produzione di “pensiero divergente”, il quale è “attivato nelle situazioni che permettono più vie d’uscita o di sviluppo, esso pertanto va al di là di ciò che è contenuto nella situazione di partenza, supera la chiusura dei dati del problema, ricerca in varie direzioni e produce qualcosa di nuovo e di diverso”[8], si distingue dal “pensiero convergente”, logico, che utilizza regole codificate e produce un’unica risposta pertinente.

Guilford[9] precisa che la creatività non è una, ma è multipla ed assume diverse forme; inoltre “non vi è una sola abilità o funzione di produzione divergente; ve ne sono 24, tutte più o meno indipendenti” di cui 23 dichiarate come dimostrate dall’analisi fattoriale; tra le principali ad esempio vi sono[10]: fluidità, flessibilità, originalità, elaborazione e valutazione. Ad articolare ulteriormente il quadro, Guilford osserva inoltre che le “produzioni di pensiero divergente non sono le sole ad apportare un contributo significativo alla produzione creativa”[11]

Di questa visione particolarmente articolata del pensiero creativo sono stati messi in luce alcuni limiti: Antonietti, ad esempio, ricorda che nel modello fattorialista le abilità del pensiero creativo, benché distinte, “non possono essere intese come operazioni mentali totalmente autonome, tali cioè da poter essere attivate indipendentemente l’una dalle altre senza che vi sia un reciproco influenzamento”[12], tali abilità perciò sono parte del complesso intreccio “di un sistema cognitivo unitario e altamente dinamico”; a questo presupposto gli studiosi fattorialisti avrebbero mancato una spiegazione più chiara e un approfondimento delle relazioni che intercorrono tra tali abilità e fattori cognitivi, nello specifico del pensiero creativo i fattorialisti non hanno spiegato come avvenga “l’integrazione dei predominanti fattori divergenti e dei pur presenti fattori convergenti”; Larocca è ancora più schietto: “Il discorso di Guilford, che va: 1) alla ricerca dei fattori, 2) alla loro misura, 3) alla caratterizzazione dei medesimi fa porre in dubbio che la via giusta per impostare l’educazione alla creatività sia quella indicata dall’analisi multifattoriale”[13]. Inoltre afferma che “la creatività, nell’approccio fattorialista, è di difficile identificazione perché poggia su di una teoria che analizzando l’uomo ne perde l’unità”[14].

Se la teorizzazione di Guilford e il contributo fattorialista nell’evidenziare i fattori creativi sottolineano l’importanza dei presupposti dell’atto e dell’essere creativo, gli studi nel campo associazionista “descrivono più dettagliatamente alcune operazioni mentali che contribuirebbero alla maturazione di idee e all’elaborazione di prodotti creativi”[15].


[1]Si veda Guilford G. P. (1950), La Creatività, in Beaudot A.(a cura di), La creatività, Loescher, Torino, 1977, p. 19.
[2]Ibidem, p. 28.
[3]Ibidem, p. 29.
[4]Antonietti A., Il pensiero efficace, metodi e tecniche per la soluzione creativa dei problemi, Franco Angeli, 1994, p. 13.
[5]Si veda: Guilford G. P. (1970), La Creatività: retrospettiva e prospettiva, in Beaudot A. (a cura di), La creatività, Loescher, Torino, 1977, pp. 293-315.
[6]Gli schemi della struttura dell’intelletto che seguiranno sono stati integralmente tratti dalle pp. 304-305 dell’opera precedentemente citata.
[7]Antonietti A., op. cit., p. 14.
[8]Ibidem, p. 16
[9]Guilford G. P. (1970), in Beaudot A., op. cit., p. 303.
[10]Per un approfondimento si rimanda ad Antonietti A., op. cit., pp. 17-18; a Guilford G. P. (1970), in Beaudot A, op. cit., pp. 307-311
[11]Guilford G. P. (1970), in Beaudot A., op. cit., p. 303.
[12]Antonietti A., op. cit., p. 21.
[13]Larocca F., Oltre la creatività: l’educazione, La Scuola, Brescia, 1983, p. 59.
[14]In merito a quest’ultima affermazione di Franco Larocca si veda anche Antonietti A., op. cit. p. 21 e Cropley A. J., Creativity, Logmans, Green and Co., London, 1967, trad. it. La creatività, La Nuova Italia, Firenze, 1969.
[15]Antonietti A., op. cit., p. 44

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