Visualizzazione creativa

A cura di Daniele Brambilla

Un modo per utilizzare le potenzialità e le capacità dell’immaginazione per cambiare, modificare e automodificarsi, creare, inventare ed esplorare nuove realtà, consiste nelle tecniche di visualizzazione. Queste tecniche, intrecciandosi con quelle di meditazione e di respirazione, trovano applicazione sia nei corsi più ortodossi, che nei corsi dalle valenze culturali più eterogenee ispirati alle opere sulla magia come alle filosofie orientali.

Il cambiamento individuale e il miglioramento creativo della qualità della vita rappresentano gli scopi prevalenti e più diffusi per i quali si utilizzano le tecniche di visualizzazione; d’altra parte, la visualizzazione è una modalità di utilizzo dell’immaginazione che può permettere anche l’invenzione e il perfezionamento di prodotti. Un esempio a questo riguardo ci è illustrato da Harman e Rheingold a proposito dell’inventore Nikola Tesla, il quale, pare, imparò a utilizzare l’immaginazione per visualizzare e concepire le sue invenzioni, al punto che “non aveva bisogno di fare modelli, disegni, o di eseguire prove: tutto quello che doveva fare era di mettere al lavoro il suo occhio mentale”[1].

Per quanto riguarda il cambiamento creativo degli individui, esso può avvenire in quanto, secondo Shone, alla base delle tecniche di visualizzazione vi è l’assunto che “nel creare un’immagine, sia mnemonica che irreale, il cervello causa cambiamenti corporei concreti e cambiamenti comportamentali. Per ottenere questi cambiamenti bisogna essere consapevoli che mente e corpo devono raggiungere uno stato di rilassamento”[2], quindi gli individui che si porranno in tale stato potranno raggiungere e influenzare l’inconscio attraverso l’uso di immagini e suggestioni, che saranno, a loro volta, scelte in funzione dei cambiamenti desiderati. Le spiegazioni di queste modificazioni variano secondo l’ambiente culturale da cui provengono. Eccone alcuni esempi:
– Harman e Rheingold, partendo dal presupposto che la mente lavora traendo i dati della realtà mediante un processo deduttivo, senza troppo curarsi di verificarne il vero e creando perciò delle immagini approssimative del reale, sostengono che “la semplice creazione di un’immagine mentale, simile all’oggetto reale, farà sì che essa reagisca come se si trovasse di fronte alla realtà”[3]. In sostanza, secondo questa teoria, la mente può facilmente confondere e scambiare i dati della realtà con quelli immaginari; inoltre la produzione di immagini “è il linguaggio dell’inconscio, e il potere dell’inconscio viene evocato in modo estremamente diretto dalla pratica intenzionale della rappresentazione mentale e delle capacità di visualizzazione”[4]. In altre parole, Harman e Rheingold sostengono la teoria secondo cui la comunicazione tra conscio e inconscio può avvenire muovendosi attraverso una relazione biunivoca.
– Una seconda spiegazione, meno ortodossa, ci è offerta dalla Gawain[5]; secondo questa autrice l’universo è una sorta di grande campo di energia, nel quale la realtà non è altro che la manifestazione di energie che vibrano a intensità e frequenza diversa; il pensiero sarebbe “una forma di energia rapida, leggera, mobile”, e per questo motivo “esso si manifesta istantaneamente, a differenza delle forme più dense di energia come la materia”. Quando un architetto realizza un progetto, un’idea che poi verrà concretizzata, realizza una “cianografia”, crea cioè “un’immagine della forma, poi la dinamizza facendo fluire l’energia fisica in quella forma; che alla fine si manifesta sul piano fisico”[6]. Attraverso un procedimento analogo: “Lo stesso principio vale anche se non intraprendiamo alcuna azione fisica diretta per realizzare concretamente le nostre idee. Il semplice fatto di aver in mente un’idea e di tenervela, costituisce un’energia che tenderà ad attrarre e creare quella forma astratta sul piano materiale. In sintesi se pensate costantemente alla malattia, finirete per ammalarvi; se vi pensate belli, lo diventerete realmente”. Qualunque sia la spiegazione teorica delle proprietà delle tecniche di visualizzazione, nella teoria, esse, si rassomigliano soprattutto nella convinzione di poter apportare dei cambiamenti attraverso l’immaginazione.

Queste tecniche, che adottano un’immaginazione dall’espressione multisensoriale[7], possono essere utilizzate e insegnate per gli usi più diversi: al fine di indurre dei cambiamenti a livello dell’umore, della personalità, della salute, del successo professionale, per rafforzare la sicurezza di sé, nonché diversamente, per rafforzare la memoria, visualizzare e risolvere problemi, inventare.

Le tecniche attraverso cui esse sono applicate possono variare in alcuni espedienti: si può procedere attraverso i sogni guidati, le affermazioni positive, la costruzione e la modificazione di esperienze immaginarie, la meditazione, la formulazione di domande da porre all’inconscio, il lasciare fluire e vagare libero della mente sulle emergenze di forme e immagini[8]. Si evidenzia come la visualizzazione, le affermazioni positive, e il rilassamento concertano insieme per ottenere i risultati desiderati. Un secondo aspetto che si vuole sottolineare riguarda ciò che si può intendere per creativo. Esso risiede nel fatto che queste visualizzazioni utilizzano una valenza fantastica e creativa per produrre un effetto di risonanza sulle visualizzazioni e le affermazioni; in questo caso, perciò, la creatività non può solamente intendersi come definizione generica della ricerca di un cambiamento individuale, ma nuovamente come ausilio a una tecnica che potrebbe così risultare più efficace.


[1]Harman W., Rheingold H., trad. it. Creatività superiore. Come liberare le intuizioni dell’inconscio, Astrolabio, Roma, 1986, p. 74.
[2]Shone R., trad. it. Visualizzazione creativa, Astrolabio, Roma, 1984, p. 35.
[3]Harman W., Rheingold H., op. cit., p. 99.
[4]Ibidem, p. 100.
[5]Gawain S., trad. it. Visualizzazione Creativa, Red/ Studio Redazionale, Como, 1988.
[6]Ibidem, p. 15.
[7]Shone specifica che queste immagini “possono assumere varie forme: visive, uditive, motorie, tattili, gustative e olfattive”, ma anche che “le due forme più importanti, però, sono: visive e uditive”. In Shone R., op. cit., p. 35; si veda anche il cap. 1 dello stesso testo.
[8]Si vedano in allegato alcuni esempi delle tecniche di Shone

 

««- ^ -»»