Percorsi creativi

A cura di Daniele Brambilla

L’ipotesi che delle fasi[1] possano scandire e attraversare il processo creativo per giungere a dei risultati è divenuta così lo schema preferenziale di ricerca gruppale nelle aziende.

Una costruzione che cerca di comporre in sé questi percorsi è la metafora del doppio imbuto[2]. In questa metafora si racchiude l’idea che la sola “divergenza non è la creatività”[3], ma che la creatività consisterebbe dall’unione di momenti di divergenza e convergenza.
Come abbiamo visto ad esempio nel brainstorming di Osborn, una fase di raccolta dei dati e preparazione seguirebbe la divergenza illuminativa attraverso il giudizio sospeso, e poi sarebbe seguita da una convergenza decisionale e giudicante. Questa metafora ricalca probabilmente l’idea che era nata nell’ambito di studi neurofisiologici circa le diverse funzioni che i due emisferi cerebrali hanno a livello cognitivo; in essa all’emisfero destro (l’esempio riguarda i destrimani) si attribuiscono capacità intuitive, estetiche, sintetiche, metaforiche, immaginative, olistiche, istintuali; mentre all’emisfero sinistro le capacità di analisi, di ragionamento, logiche, dell’uso di parole e cifre, ecc. Così se ad esempio l’emisfero destro è irrazionale quello sinistro è razionale, se il primo è intuitivo il secondo è logico.
Laddove la creatività è fatta risiedere nell’uso concertato dei due emisferi, e quindi in un uso globale delle capacità cerebrali, è facile intuire come uno schema di divergenza-convergenza si presti facilmente ad una sistematizzazione di un percorso di ricerca creativa, nel quale le funzioni principe dei due emisferi sono entrambe valorizzate e non poste l’una contro l’altra, l’una a castrazione dell’espressività dell’altra. Ciò considerato, un generico percorso creativo sistematizzato in suoi diversi momenti può essere considerato come un grande doppio imbuto percorso da tanti piccoli doppi imbuti quanti sono i momenti in esso contenuti. Tante fasi divergenti e tante fasi convergenti.
Strutturati in questo modo sono, ad esempio, percorsi come quello del Creative Problem Solving Institute (CPSI) dell’università di Buffalo ideato da Osborn-Parnes[4], oppure del metodo PAPSA di Jaoui[5].

Una minor preoccupazione di trovare un riscontro teorico di convergenza e divergenza in ogni istante della creatività è presente in ciò che Cavallin illustra come metodo ASA[6]. Esso consisterebbe nelle tre fasi di: analisi creativa, soluzione creativa e azione creativa.
Ogni fase del metodo può essere risolta attraverso esercizi al fondo dei quali stanno le diverse logiche che vengono ritenute alla base, al cuore della creatività. Esse sono la logica associativa, la logica analogica, quella combinatoria e infine la logica onirica[7]. Ciò che ci preme sottolineare in questa sede è una puntualizzazione di Cavallin a riguardo di questo tipo di lavoro in gruppo. Egli afferma che “il metodo ASA non è altro che una razionalizzazione del lavoro per renderlo più sensibile alle componenti del processo creativo”[8].

Ritengo che questa necessità d’ordine e razionalizzazione calzi perfettamente al lavoro di gruppo e all’esigenza di programmazione di aziende e istituti. L’impressione che si è tratta dalla lettura dei testi teorici che illustravano questi metodi non è stata però completamente positiva. Infatti appare presente anche il rischio di una mancanza educativa nei confronti dei singoli individui, che a mio avviso rischiano, muovendosi all’interno di questi percorsi precostruiti, di non accedere affatto alla possibilità di una riflessione metacognitiva sui processi creativi che li attraversano e quindi ad un vero e proprio apprendimento, il quale potrebbe essere vantaggioso anche nella prospettiva economica futura degli enti stessi che della creatività hanno un bisogno ricorrente; rischiando perciò di compromettere una loro stabile crescita di capacità.


[1]Cfr. cap. 1
[2]Metafora di Jaoui H.
[3]Jaoui H., trad. it. La creatività per tutti: strumenti e metodi da impiegare nel quotidiano, Franco Angeli, Milano, 1993, p. 26.
[4]Si veda a questo proposito: Creative Problem Solving Institute, Buffalo, U.S.A., Un’esperienza nuove idee, materiale reperibile presso L’istituto CIRM di Piepoli N. a Milano.
[5]Cfr. ad es.: Jaoui H., op. cit., 1993; Jaoui H., trad. it. Crea Prat, tecniche di creatività pratica, Tirrenia Stampatori, 1989, Jaoui H., trad. it. La creatività istruzioni per l’uso, Franco Angeli, Milano, 1991.
[6]Si veda: Cavallin F., Cavallin F., Creatività Insieme, 62 esercizi per la creatività di gruppo., CittàStudiEdizioni, Milano, 09/1995, pp. 144-190.
[7]Ibidem, pp. 142-144.
[8]Ibidem, p. 145.

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